giovedì 11 giugno 2009

Il massacro in piazza Tiananmen


4 giugno 1989 piazza Tiananmen (天安门事故), Cina. Il massacro. La storia di questo massacro è storia di 20 anni fa, che oggi non si conosce, nelle scuole non viene fatta studiare, le classi politiche hanno la loro convenienza nel coprire l’evento e le nuove generazioni sono più occupate a ricercare il fenomeno modaiolo del momento, causa soprattutto dei modelli culturali passati anche dai governi e dai mass media, dove governati, e voi sapete bene che la cosa succede anche qui.
Questa non è politica, è storia. Storia e informazione che s’intrecciano e si stanno intrecciando anche sul nostro territorio. I media maggiori non lo dicono, fanno passare Tiananmen come questo evento lontano prodotto di una sanguinaria dittatura militare. Eppure si stanno gettando le basi anche qui, si proprio qui in Italia. Dove chi dissente è additato e perseguitato, se non perseguito. Oggi l’unica immagine che rimane è quella dello studente totalmente disarmato di fronte al carroarmato, simbolo della protesta contro la tirannide
il 15 aprile 1989 Hu Yaobang, politico popolare tra i riformisti muore. Nel 1989 Hu fu destituito dal Partito guidato da Deng Xiaoping per aver riabilitato molte delle vittime della Rivoluzione Culturale e di aver tentato di favorire l’indipendenza del Tibet ritirando dai territori alcuni quadri comunisti cinesi dalla regione.
Alla morte di Hu gli studenti, vicini al riformismo si riversarono nelle piazze per una iniziale protesta pacifica per supportare la figura di Hu e delle sue riforme. A quel punto entrano in gioco i mass media filo-governativi, ovvero la totalità di essi, che distorsero le proteste degli studenti così da far iniziare gli scontri con la polizia.
Il primo ministro Li Peng, era per la linea dura e convinto che le proteste fossero pilotate da influenze e potenze straniere. Vi ricorda nulla? Frasi del tipo: “siete una minoranza sparuta pilotata. Il 26 aprile, Xiaoping, ora fuori da ogni carica istituzionale, ma sempre molto potente ed influente in quanto presidente della Commissione Militare, in un editoriale sul Quotidiano del Popolo, accusa gli studenti di complottare contro lo stato e fomentare le agitazioni di piazza.
Il 27 aprile e subito dopo il 4 maggio, 50.000 studenti scesero per le strade di Pechino per chiedere di ritrattare quelle dichiarazioni ed una maggiore libertà libertà nei media e un dialogo formale tra le autorità del partito e una rappresentanza eletta dagli studenti. Richiesta mai esaudita, nemmeno durante la tregua nel corso della visita di Gorbacev.
Il 20 maggio però Deng, presidente della commissione militare, impose unilateralmente l’introduzione della legge marziale, facendo arrestare anche Ziyang, esponente del Partito Comunista Cinese che aveva auspicato un dialogo con gli studenti in protesta.
I militari incontrarono da parte degli studenti e di coloro che protestavano nel centro di Pechino, una forte resistenza ed inizialmente non reagirono in modo violento. La situazione rimase paralizzata, fino a che Deng non diede l’ordine ai militari di usare la forza. L’esercito partendo dalla periferia di Pechino arrivò fino a piazza Tiananman aprendo il fuoco davanti ad ogni protesta.
Fu un massacro. Ancora oggi i numeri ufficiali non sono stati resi noti dalle autorità del Partito e la censura è imperante sull’argomento. Stime della Croce Rossa parlano di 2.600 morti e 30.000 feriti, senza contare i sopravvissuti giustiziati per “ribellione”, secondo Amnesty, almeno un migliaio.
Deng si assunse la responsabilità del massacro condannando il movimento studentesco come un tentativo di rovesciare la Repubblica Popolare Cinese. Per legittimare la repressione, la propaganda ufficiale sostenne che i manifestanti avevano attaccato l’esercito, il quale, a costo di pesanti sacrifici, era comunque riuscito a salvare il socialismo.
Quest’oggi ricorre il ventesimo anniversario di quel massacro, la piazza è off-limits alla stampa straniera e tutti i siti riportanti la storia di quella giornata sono oscurati da tempo con la facciata di “sito in manutenzione”. Una situazione che sembra lontana anni luce da noi. Ma è davvero così lontana?
Ultimamente in Italia i media, soprattutto quelli di maggior diffusione ed impatto, sono molto controllati, arrivano le mezze verità. Il dissenso è ampiamente condannato dal governo che classifica le proteste come risultato di sparuti gruppi di opposizione. Ma sono davvero così sparuti? In che modo le proteste pacifiche vengono allontanate dai centri nevralgici?
Due esempi: (da Il gazzettino di Luca Becattini) - la tappa fiorentina del premier si è svolta così (per quello che mi è stato raccontato, dato che non sono riuscita a vedere direttamente causa blocco della polizia): megaschermo con messaggio elettorale del Pdl in Piazza Ognissanti
dove entravano solo ed esclusivamente persone in possesso di accredito, residenti nelle vie limitrofe previo controllo della carta d’identità, o chi avesse ricevuto sul cellulare un sms di invito!! Berlusconi pare abbia salutato velocemente la piazza per poi entrare nell’albergo e fare la conferenza stampa insieme a Giovanni Galli, candidato sindaco del centrodestra al comune di Firenze.Per tutti gli altri era possibile arrivare solo alle barriere controllate dalla polizia e piazzate nelle vie d’accesso alla piazza ad un abbondante distanza di 300 metri. Entrare in piazza per contestare il premier o semplicemente per assistere al video era perciò pressoché impossibile. Tutto ciò è a mio parere allucinante, dato che in democrazia dovrebbe essere possibile manifestare in proprio pensiero, anche nei confronti del Primo Ministro.Alcune persone pare siano riuscite a sostare in piazza senza l’accredito solo perché vi sono giunte svariate ore prima ed è giunta voce che ad alcune di loro sia stata controllata la carta d’identità e/o siano stati accompagnati fuori dalla piazza perché sprovvisti del pass necessario.Davanti alle barriere un discreto numero di persone hanno sostato per varie ore in segno di protesta, anche se la sottoscritta non ha notato una particolare folla di giornalisti nei paraggi e quindi teme che l’unica cosa che passerà in tv e sui giornali sarà una piazza piena di sostenitori!! (fra l’altro al Tg locale hanno detto che c’erano 2000 persone in piazza Ognisanti e 100 a contestare.. ovviamente 2000 persone in quella piazza non c’entrano e noi non eravamo 100!!!)Per chi non conosce Firenze è bene inoltre spiegare come sia stata strategica la scelta di Piazza Ognissanti che è una delle piazza più piccole di Firenze che quindi ben si presta ad essere facilmente riempita per poi far passare in televisione l’immagine di folle adoranti (inesistenti). Inoltre la scelta del luogo è strategica per altre due ragioni: le vie d’accesso alla piazza non sono molto grandi (ad esclusione dei lungarni, che comunque si possono facilmente bloccare) e quindi facilmente controllabili; ed infine la zona è vicinissima ai viali che possono così essere velocemente imboccati per riprendere l’autostrada.
Per non parlare poi di Prato dove militari e polizia tengono a debita distanza coloro che non la pensando come il Partito. Non sembrano proprio uno sparuto gruppo e la carica della polizia pare anche immotivata.
Ma questo le TV del Partito non lo mostrano e dicono che chi la pensa diversamente lo fa perchè pilotato e nel tentativo di sovvertire l’ordine istituzionale. E’ così lontanta Tiananmen?

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