giovedì 18 giugno 2009

Ci siamo..oscuramento internet!


Data: 15 giugno 2009 18:55:13 E' passato l'emendamento D'Alia.


L'attacco finale alla democrazia è iniziato! Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo. Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l'obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D' Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il nr. 60. Anche se il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non vuole scollarsi dal potere.In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione dellaattività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l' apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata.Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania. Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.Fate girare questa notizia il più possibile. E' ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E' in gioco davvero la democrazia!!!

lunedì 15 giugno 2009


“C’è un equivoco di fondo. Si dice che il politico che ha avuto frequentazioni mafiose, se non viene giudicato colpevole dalla magistratura, è un uomo onesto. No! La magistratura può fare solo accertamenti di carattere giudiziale. Le istituzioni hanno il dovere di estromettere gli uomini politici vicini alla mafia, per essere oneste e apparire tali”. Paolo Borsellino


Sono passati 17 anni da quando per la prima volta è stato depositato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che permetterebbe di risolvere un paradosso giuridico che vieta ai sottoposti alla misura di prevenzione di sorveglianza speciale, perchè indiziati, appartenenti alla mafia o ad altre organizzazioni criminali, di esercitare il diritto di voto consentendogli tuttavia di svolgere propaganda elettorale.E’ evidente come questo default di sistema favorisca i perversi interessi esistenti spesso accertati tra criminalità organizzata e uomini politici.Dopo quasi un ventennio il disegno di legge ideato dal Centro Studi Lazzati di Lamezia (CZ) è arrivato in Commissione alla Camera per iniziare il suo iter. Il ddl ha come oggetto il divieto di propaganda elettorale alle persone appartenenti ad associazioni mafiose e sottoposte alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. Il Centro Studi Regionale “Giuseppe Lazzati” è stato fondato da Romano De Grazia ex Magistrato della Suprema Corte di Cassazione e la presidente è Nero Provengano. Il ddl Lazzati è stato elaborato con la collaborazione dei prof. Luigi Fornari e Mario Alberto Ruffo, cattedra di Diritto Penale dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro.
Il disinteresse è sintomo di colpevolezza dello Stato italiano e dei suoi uomini di spicco. Tra le poltrone del nostro Parlamento ci sono personaggi che temono proposte di legge del genere. I coinvolgimenti diretti sono innumerevoli, nelle due camere al solo nominare del ddl Lazzati si suda freddo. La sua discussione è momentaneamente bloccata, prima per via delle elezioni ed ora per via del ddl Alfano e dei ballottagi. L’on. Angela Napoli parlamentare del Pdl e componente di spicco della Commissione Bicamerale Antimafia è stata l’artefice di questa insperate rinascita del disegno di legge Lazzati. La sua approvazione potrebbe dare un bel colpo alle connivenze tra mafia e politica, dove specie a livello locale ha raggiunto vette inimagginabili e dove sempre più spesso la Mafia è lo Stato e lo Stato è la Mafia.
Verrebbero allo scoperto gli altarini e gli intrecci che si creano durante le campagne elettorali, dove sono frequenti collusioni tra aspiranti e novelli politici ed esponenti della malavita organizzata. Si sa che, specie nei piccoli centri del sud, esistono candidati disposti a tutto pur di essere eletti. Qui vendere l’anima al diavolo è una consuetudine. Il disegno di legge prevede che se un candidato che ha avuto connivenze con la mafia è eletto e si scopre che ha avuto contatti con sorvegliati speciali, decade dalla sua carica e sarà punito penalmente. Questa proposta di legge ha il compito di bloccare le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle istituzioni. I tempi di approvazione non saranno di certo brevi, specie ora che la malavita risiede in Parlamento.
Secondo il presidente De Grazia il ritardo del cammino della “Lazzati” è dovuto alla volontà di politici di “sinistra e di destra”.
“E’ un progetto di legge che semina il panico e fa paura”. “La mafia e la politica sono un serio pericolo basta ricordare che in Campania sono stati sciolti 72 comuni per condizionamento camorristico, 46 in Sicilia per mafia, 45 in Calabria per ‘ndrangheta. Ma anche nel Lazio e in Piemonte la criminalità ha fatto la sua parte. Quindi bisogna intervenire concretamente per sconfiggere la criminalità organizzata”.
Gli intrecci tra le mafie nostrane e la politica sono da sempre uno dei più gravi mali di cui soffre il nostro paese. Tutti coloro che hanno osato avvicinarsi al santuario del Belpaese ora non ci sono più. Da Mauro De Mauro a Falcone, da Fava a Borsellino, da Peppino Impastato al gen. Dalla Chiesa, la lista è lunga. In Italia si è venuta a creare una fitta rete di collaborazioni tra potere forti: banche, massoneria, politica e mafia. Sono loro i burattinai delle gregge italico, convogliano voti, manovrano le pedine fondamentali, manicciano e se necessario uccidono. La storia è una loro serve, giostrata e plasmata al loro volere. Oggi che lor signori siedono alle Camere non hanno più neanche bisogno di infrangere le leggi, perchè adesso se le fanno loro. Tra poco essere onesto e un cittadino civile potrebbe diventare un reato. Del resto sono i media a creare le coscienze odierne, con la giusta propaganda anche la menzogna più assurda potrebbe trasformasi nella certezza più veritiera.
Diffondete la notizia del Ddl Lazzati, i telegiornali non ne parlano volutamente. Sparlano delle cazzate più svariate e la vera informazione e piacentemente taciuta al belente popolo italico. I partiti dominanti sono nati dal potere mafioso, Paolo Borsellino lo aveva scoperto e il 19 Luglio 1992 fu falto saltare in aria. Ma a differenza degli uomini, le idee sono immortali e il suo lavoro verrà concluso senz’altro da altri.
SVEGLIA!!!!


DISEGNO DI LEGGE “LAZZATI”


Art.1
Alle persone indiziate di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, alla camorra o ad altre associazioni comunque localmente denominate che perseguono finalità o agiscono con metodi corrispondenti a quelle delle associazioni di tipo mafioso, sottoposte alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza è fatto divivieto di svolgere propaganda elettorale in favore o in pregiudizio di candidati e simboli, con qualsiasi mezzo, direttamente o indirettamente.


Art. 2
Il sottoposto a sorbeglianza speciale di p.s. e che, trovandosi nelle condizioni di cui all’art.1, propone o accetta di svolgere attività di propaganda elettorale, e il candidato che la richiede o in qualsiasi modo la sollecita sono puniti con la reclusione da uno a sei anni.


Art. 3
Con la sentenza di condanna il Tribunale dichiara il candidato inelleggibile per un tempo non inferiore a cinque ani e non superiore a dieci e, se eletto, l’organo di appartenenza ne dichiara la decadenza.IL Tribunale ordina, in ogni caso, la pubblicazione della sentenza di condanna ai sensi dell’art. 36 commi 2,3 e 4 c.p. ed in caso di inelleggibilità la trasmissione della sentenza, passata in giudicato, al Prefetto della provincia del luogo di residenza del candidato per l’esecuzione del provvedimento.


APPUNTI ILLUSTRATIVI DEL DISEGNO DI LEGGE “LAZZATI”


1) Introduce il divieto di propaganda elettorale per le persone ritenute socialmente pericolose e sottoposte alla misura della sorveglianaza speciale di P.S., persone per le quali con legge n. 222 D.P.R. del 20 marzo 1967 (art. n. 2 e n. 3) è stata prevista la sospensione del diritto di elettorato attivo e passivo, “non sono elettori”;


2) riguarda il fenomeno dell’inquinamento mafioso delle Istituzioni elettive (Comune, Provoncie, Regione e Parlamento) al momento della competizione elettorale, con effetti deastanti per le Istituzioni (significativi i datti pubblicatisull’Espresso di dicembre 2005 : n. 64 i Consigli comunali sciolti per condizionamento mafioso in Campania - Camorra; n. 53 in Calabria - Ndrangheta; n. 36 in Sicilia - Mafia; n. 5 in Puglia - Sacra Corona Unita; quel che è più grave che il fenomeno di stat estendend lungo la penisola, v. Nettuno, Ardea, Bardonecchia; ulteriore aggiornamento : Campania 72; Sicilia 46; Calabria 41; Puglia 7 (dati post da Legaautonomie);


3) il provvedimento di sospensione dell’attività di propaganda elettorale è inflitto con procedimento giurisdizionale e con il rispetto di tutte le garanzie difensive per la persona che è sottoposta a tale misura;


4) riguarda unicamente le persone indiziate di appartenere ad associazioni mafiose sottoposte per tale ragione alla misura della sorveglianza speciale (lo sono la maggior parte dei mafiosi);


5) mira a privare le associazioni malavitose di un potere contrattuale di indubbio peso quale la raccolta del voto in favore o in pregiudizio di candidati o simboli.


6) Lo strumento normativo proposto è più efficace della normativa allo stato vigente in quanto :
- lo scioglimento dell’assemblea elettiva è provvedimento generalizzato e per questo iniquo, penalizzando l’immagine dell’intera comunità e coloro che sono stati liberamente e democraticamente eletti;
- consente a forze dell’ordine e ad inquirenti di intervenire al momento della raccolta del consenso, evitando poi l’adozionne del provvedimento dell scioglimento;
- fa riferimento al mero ed accertabile fatto dell’attività di propaganda da parte di persona indiziata di appartenenza ad associazione mafiosa e per tale ragione sottoposta a misura di sorveglianza speciale, è pertanto più efficiente della normativa del voto di scambio, la cui concreta applicazione è condizionata dall’acquisizione della prova circa le ragioni e l’utilità reciproche che hanno indotto politico e malavitoso a raggiungere l’accordo elettorale, prova questa difficile da acquisire in materia di delitti di mafia e, comunque, generalmente, a volte acquisita a distanza di tempo, con nessuna incidenza, quindi, sulla competizione elettorale in occasione della quale il fatto è avvenuto.

giovedì 11 giugno 2009

Il massacro in piazza Tiananmen


4 giugno 1989 piazza Tiananmen (天安门事故), Cina. Il massacro. La storia di questo massacro è storia di 20 anni fa, che oggi non si conosce, nelle scuole non viene fatta studiare, le classi politiche hanno la loro convenienza nel coprire l’evento e le nuove generazioni sono più occupate a ricercare il fenomeno modaiolo del momento, causa soprattutto dei modelli culturali passati anche dai governi e dai mass media, dove governati, e voi sapete bene che la cosa succede anche qui.
Questa non è politica, è storia. Storia e informazione che s’intrecciano e si stanno intrecciando anche sul nostro territorio. I media maggiori non lo dicono, fanno passare Tiananmen come questo evento lontano prodotto di una sanguinaria dittatura militare. Eppure si stanno gettando le basi anche qui, si proprio qui in Italia. Dove chi dissente è additato e perseguitato, se non perseguito. Oggi l’unica immagine che rimane è quella dello studente totalmente disarmato di fronte al carroarmato, simbolo della protesta contro la tirannide
il 15 aprile 1989 Hu Yaobang, politico popolare tra i riformisti muore. Nel 1989 Hu fu destituito dal Partito guidato da Deng Xiaoping per aver riabilitato molte delle vittime della Rivoluzione Culturale e di aver tentato di favorire l’indipendenza del Tibet ritirando dai territori alcuni quadri comunisti cinesi dalla regione.
Alla morte di Hu gli studenti, vicini al riformismo si riversarono nelle piazze per una iniziale protesta pacifica per supportare la figura di Hu e delle sue riforme. A quel punto entrano in gioco i mass media filo-governativi, ovvero la totalità di essi, che distorsero le proteste degli studenti così da far iniziare gli scontri con la polizia.
Il primo ministro Li Peng, era per la linea dura e convinto che le proteste fossero pilotate da influenze e potenze straniere. Vi ricorda nulla? Frasi del tipo: “siete una minoranza sparuta pilotata. Il 26 aprile, Xiaoping, ora fuori da ogni carica istituzionale, ma sempre molto potente ed influente in quanto presidente della Commissione Militare, in un editoriale sul Quotidiano del Popolo, accusa gli studenti di complottare contro lo stato e fomentare le agitazioni di piazza.
Il 27 aprile e subito dopo il 4 maggio, 50.000 studenti scesero per le strade di Pechino per chiedere di ritrattare quelle dichiarazioni ed una maggiore libertà libertà nei media e un dialogo formale tra le autorità del partito e una rappresentanza eletta dagli studenti. Richiesta mai esaudita, nemmeno durante la tregua nel corso della visita di Gorbacev.
Il 20 maggio però Deng, presidente della commissione militare, impose unilateralmente l’introduzione della legge marziale, facendo arrestare anche Ziyang, esponente del Partito Comunista Cinese che aveva auspicato un dialogo con gli studenti in protesta.
I militari incontrarono da parte degli studenti e di coloro che protestavano nel centro di Pechino, una forte resistenza ed inizialmente non reagirono in modo violento. La situazione rimase paralizzata, fino a che Deng non diede l’ordine ai militari di usare la forza. L’esercito partendo dalla periferia di Pechino arrivò fino a piazza Tiananman aprendo il fuoco davanti ad ogni protesta.
Fu un massacro. Ancora oggi i numeri ufficiali non sono stati resi noti dalle autorità del Partito e la censura è imperante sull’argomento. Stime della Croce Rossa parlano di 2.600 morti e 30.000 feriti, senza contare i sopravvissuti giustiziati per “ribellione”, secondo Amnesty, almeno un migliaio.
Deng si assunse la responsabilità del massacro condannando il movimento studentesco come un tentativo di rovesciare la Repubblica Popolare Cinese. Per legittimare la repressione, la propaganda ufficiale sostenne che i manifestanti avevano attaccato l’esercito, il quale, a costo di pesanti sacrifici, era comunque riuscito a salvare il socialismo.
Quest’oggi ricorre il ventesimo anniversario di quel massacro, la piazza è off-limits alla stampa straniera e tutti i siti riportanti la storia di quella giornata sono oscurati da tempo con la facciata di “sito in manutenzione”. Una situazione che sembra lontana anni luce da noi. Ma è davvero così lontana?
Ultimamente in Italia i media, soprattutto quelli di maggior diffusione ed impatto, sono molto controllati, arrivano le mezze verità. Il dissenso è ampiamente condannato dal governo che classifica le proteste come risultato di sparuti gruppi di opposizione. Ma sono davvero così sparuti? In che modo le proteste pacifiche vengono allontanate dai centri nevralgici?
Due esempi: (da Il gazzettino di Luca Becattini) - la tappa fiorentina del premier si è svolta così (per quello che mi è stato raccontato, dato che non sono riuscita a vedere direttamente causa blocco della polizia): megaschermo con messaggio elettorale del Pdl in Piazza Ognissanti
dove entravano solo ed esclusivamente persone in possesso di accredito, residenti nelle vie limitrofe previo controllo della carta d’identità, o chi avesse ricevuto sul cellulare un sms di invito!! Berlusconi pare abbia salutato velocemente la piazza per poi entrare nell’albergo e fare la conferenza stampa insieme a Giovanni Galli, candidato sindaco del centrodestra al comune di Firenze.Per tutti gli altri era possibile arrivare solo alle barriere controllate dalla polizia e piazzate nelle vie d’accesso alla piazza ad un abbondante distanza di 300 metri. Entrare in piazza per contestare il premier o semplicemente per assistere al video era perciò pressoché impossibile. Tutto ciò è a mio parere allucinante, dato che in democrazia dovrebbe essere possibile manifestare in proprio pensiero, anche nei confronti del Primo Ministro.Alcune persone pare siano riuscite a sostare in piazza senza l’accredito solo perché vi sono giunte svariate ore prima ed è giunta voce che ad alcune di loro sia stata controllata la carta d’identità e/o siano stati accompagnati fuori dalla piazza perché sprovvisti del pass necessario.Davanti alle barriere un discreto numero di persone hanno sostato per varie ore in segno di protesta, anche se la sottoscritta non ha notato una particolare folla di giornalisti nei paraggi e quindi teme che l’unica cosa che passerà in tv e sui giornali sarà una piazza piena di sostenitori!! (fra l’altro al Tg locale hanno detto che c’erano 2000 persone in piazza Ognisanti e 100 a contestare.. ovviamente 2000 persone in quella piazza non c’entrano e noi non eravamo 100!!!)Per chi non conosce Firenze è bene inoltre spiegare come sia stata strategica la scelta di Piazza Ognissanti che è una delle piazza più piccole di Firenze che quindi ben si presta ad essere facilmente riempita per poi far passare in televisione l’immagine di folle adoranti (inesistenti). Inoltre la scelta del luogo è strategica per altre due ragioni: le vie d’accesso alla piazza non sono molto grandi (ad esclusione dei lungarni, che comunque si possono facilmente bloccare) e quindi facilmente controllabili; ed infine la zona è vicinissima ai viali che possono così essere velocemente imboccati per riprendere l’autostrada.
Per non parlare poi di Prato dove militari e polizia tengono a debita distanza coloro che non la pensando come il Partito. Non sembrano proprio uno sparuto gruppo e la carica della polizia pare anche immotivata.
Ma questo le TV del Partito non lo mostrano e dicono che chi la pensa diversamente lo fa perchè pilotato e nel tentativo di sovvertire l’ordine istituzionale. E’ così lontanta Tiananmen?

Prima di giudicare un uomo cammina per tre lune nelle sue scarpe”.
Proverbio Indiano.

Si rompono gli indugi, proprio in questi minuti, alla Camera va in scena il voto di fiducia, l’ennesimo, del maxi-emendamento al ddl intercettazioni. La proposta di modifica porta la firma del Ministro della Giustizia (Ingiustizia???) Angelino Alfano. E’ così va in onda un’altra fantastica puntata della fiction “Democrazia di prepotenza“. Gli attori protagonisti sono sempre gli stessi, Re Silvio I, troie di Stato e ministri della libertà. Il dll fermo da quattro mesi in Commissione Giustizia, da cui era stato licenziato lo scorso 19 Febbraio, oggi con gran colpo di maggioranza passerà alla Camera.
Idv, Pd e Udc hanno scritto compatti una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprimendo “il proprio disagio” contro questo dittatoriale modo di legiferare proprio del governo Berlusconi e contro il ddl intercettazioni, considerato anti-democratico e anti-costituzionale. I metodi adottati alle due camere da Pdl e Lega ledono i più basilari principi democratici. Se dovesse passare il prossimo Referendum le cose potrebbero solo peggiorare. Potere assoluto al partito di governo, senza contraddittorio, senza opposizione, senza democrazia. Il dibattito parlamentare sulle leggi è venuto meno in questo anno di regime, a colpi di decreti lampo e disegni di legge magicamente trasformati in legge, magari agli inizi di Agosto. Il metodo è vecchio ma i polli sono sempre gli stessi e per cui funziona sempre. Specialmente su temi così delicati, sarebbe necessaria una sana discussione tra parti diverse, tra pensieri contrastanti, altrimenti tutti i nostri diritti vanno a farsi benedire in nome del privilegio di pochi.
Il Capogruppo del Pd Antonello Soro ha ribattezzato questa illagittima appropriazione del potere legislativo come “il mercato delle vacche”: “Io ti do il sostegno al ballottaggio e tu in cambio non appoggi il referendum. Io ti do le intercettazioni e tu dai qualcos’altro a me…’‘.
Per quanto riguarda i contenuti vi è poco da dire che non sia stato già detto. E’ un testo eversivo, mette a tacere la stampa e tutti gli organi di informazione, viola il diritto di informazione e rappresenta un palese resa dello Stato alla lotta delle organizzazioni criminali del nostro paese. Siamo in un regime, questo è uno degli ultimi assalti ai bastioni democratici, presto il processo divverrà irreversibile, a voi sembra un caso che la fiducia alla ddl intercettazione avvenga all’indomani delle elezioni? Niente è per caso. Immaginate che figura barbina avrebbe fatto la Lega dei ras e delle ronde, della sicurezza prima di tutto dando il voto di fiducia allo scandaloso ddl.

Ecco i punti più scandalosi dell’ennesima porcata a protezione di Re Silvio I:

1)Evidenti indizi di colpevolezza. Il Pm potrà chiedere di intercettare solo se ci saranno ‘evidenti indizi di colpevolezza‘ e solo se saranno ‘assolutamente indispensabili‘. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno ‘sufficienti indizi di reato’. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una valutazione autonoma del caso. Quindi le intercettazione da sempre usate per scovare gravi indizi di colpevolezza ora potranno essere usate solo se questi indizi già esistono. E allora queste prove come le troviamo??? da notare anche come il linguaggia sia mutato da gravi a evidente, molto più stringente, parafrasando intercettare diventare quasi impossibile.

2) A casa il magistrato che parla troppo. La toga che rilascia “pubblicamente dichiarazioni” sul procedimento affidatogli ha l’obbligo di astenersi. E sarà sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d’ ufficio. La gente non deve sapere punto. Ai tempi di Mani Pulite la Rai mandava in onda i grandi processi, ora via con le armi di distrazione di massa, da Novi Ligure a Erba, da Cogne a Garlasco va in onda l’Italia dei gialli. I misfatti di lor signori debbono essere taciuti alla popolazione, niente foto, niente intercettazioni, niente di niente, immacolati come colombe.

3) Omesso controllo. Il ddl prevede l’ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che ometteranno di esercitare “il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni“. I magistrati diventano censori di stampa e media, si faranno carico di indagare chiunche violi la legge, chiuque eserciti il diritto di informazione. La stampa libera non esisterà più, saremo tutti indagabili.

4) Divieto di pubblicazione. Il testo cambia. Prima era vietato scrivere di tutto fino all’inizio del dibattimento. Ora si prevede che per le intercettazioni, anche quelle non più coperte da segreto, resti il divieto di pubblicazione anche parziale fino alla conclusione delle indagini preliminari. E sarà vietato pubblicare le richieste e le ordinanze emesse in materia di misure cautelari fino a quando l’indagato o il suo difensore non ne siano venuti a conoscenza. Dopo di ché se ne potrà pubblicare il contenuto. Fanno eccezione le intercettazioni riportate nelle ordinanze. Per quelle permane il divieto di pubblicazione. Se i nostri politici commettono reati a noi non sarà dato sapere fino alla fine del processo,. Intanto lor signori rimangono ben incollati alle loro seggiole, cospicuamente pagati da noi contribuenti, che permettiamo loro una vita da sultani. Caso mai a fine processo, magari a prescrizione avvenuta o ad aministia concessa, potranno essere pubblicate, previa visione del diretto interessato. Nel frattempo, come ben sappiamo gli italiani hanno la memoria corta, la moltitudine si sarà dimenticata appassionata ad un nuovo reality o ad un nuovo campionato di calcio.

5) Rettifiche senza commento. Cambia anche la norma sulle rettifiche perché nel ddl si dice che dovranno essere pubblicate nella loro interezza, ma “senza commento”. E si disciplinano anche quelle su internet. Se qualche disgraziato, con tanto di permesso di indagato e difensore, riesce a pubblicare qualche intercettazione, dovrà astenersi da qualsiasi commento. Soffocata anche la libertà di pensiero e parola. Stiamo toccando i profondi abisso del totalitarismo. Neanche il Duce avrebbe osato tanto!

6) Niente nomi o immagini dei PM. Stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati “relativamente ai procedimenti penali a loro affidati“, salvo che l’immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. Dopo tutto questo proibire si fa leva sul diritto di cronaca, ma per favore! Non avremo più i Falcone e i Borsellino, i De Magistris e via dicendo, chi esercita la sua professione nel margine della legalità e dei pieni diritti della collettività, libero da vincoli massonici, politici e mafiosi, sarà emarginato e lasciato solo. Una volta i magistrati saltavano per aria, ora non ce n’è bisogno ci pensa la legge stessa a metterli il bavaglio.

7) Carcere per i giornalisti. Torna il carcere per i cronisti, ma la pena diventa da 6 mesi a un anno (era da uno a 3 anni) quindi oblabile: cioé trasformabile in sanzione pecuniaria. Udite, udite! Anche noi al passo con le grandi democrazie ci uniamo come comperi a braccetto di Russia, Corea del Nord e altri decine di stati in cui la libera informazione e proibita e addirittura un pensiero opposto a quello imposto dal sistema vigente può provocare la carcerazione. A fanculo i diritti fondamentali della Costituzione, Re Silvio I è l’unico sovrano, lui prima di tutti! C’è chi grida il Re è nudo? Sputiamogli addosso, comunista!!!

8) Reati intercettabili. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene oltre i 5 anni, compresi quelli contro Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori. Nessuna accenno alle mafie, e non gridatelo, perchè la mafia non esiste…

9) Intercettazione ambientali. Si potranno usare le ‘cimici’ solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un’attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi. Questa penso sia la più bella. Se si sa già che vi è un’attività criminoso, quindi si hanno la prove per procedere agli arresti, a cosa servono le cimici??? Ma chi le scrive ste leggi?

10)Limiti di tempo. Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di mafia, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. Ovviamente bisogna dare un taglio alle spese e tagliamo le cose fondamentali. Se riusciamo a sgominare un’associazione mafiosa in 60 giorni bene, altrimenti si ricomincia tutto da capo e magari, nel frattempo, gli indagati sono spariti, i conti trasferiti all’estero e della banda non rimane che la sgommata di un cabrio ultimo modello.

11) Relazioni sul tetto spese. Ci sarà un tetto di spesa stabilito dal ministero della Giustizia, sentito il Csm. Entro il 31 marzo ogni procuratore trasmetterà a Via Arenula una relazione sulle spese per le intercettazioni dell’anno precedente. Per l’amore del cielo non sforiamo con le spese, c’è la crisi, anche se Re Silvio I smentisce, la mafia può attendere, intanto dilettiamoci a svolazzare in giro per il mondo con gli aerei di Stato. Viaggiare è importate, forma l’animo umano e arricchisce il bagaglio culturale.

12) Procedimento contro ignoti. Le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sue utenze. Per intercettare bisogna avere una parte lesa in carne e ossa. Al diavolo la lotta alla criminalità, se non vedo il morto di leso c’è solo l’onore e, in Italia ce l’ho siamo messi sotto i piedi quando abbiamo consentito a certa gente di affollare i posti di potere, dirigere il paese, legiferare, dando libero sfogo alle loro più oscure perversioni.

13) Archivio riservato e divieto di allegare verbali a fasciacolo. Telefonate e verbali saranno custoditi in un archivio presso la Procura. E le registrazioni saranno fatte con impianti installati nei Centri di intercettazione istituiti presso ogni distretto di Corte d’Appello. I procuratori dovranno gestire e controllare questi Centri e avranno 5 giorni per depositare verbali e intercettazioni. Se dal loro deposito però ci sarà pregiudizio per le indagini, si potrà ritardare la consegna, ma non oltre la data dell’avviso della conclusione delle indagini preliminari. Vietato allegare le intercettazioni al fascicolo. Tante mille clausole di burocrazia ordinaria per ritardare le indagini e far trascorrere tacitamente e piacentemente i 60 giorni previsti.

14)No all’utilizzo in procedimenti diversi. Le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo. Visto che la mafia non esiste e i nostri politici non sono mafiosi allora diventeremo un paese straordinario, illuminato e utopistico, da far invidia alla Città del Sole di Campanella.

15) Stop alle intercettazioni per i 007. Se un Pm volesse intercettare un telefono usato da esponenti dei Servizi e quindi anche da ‘body guard’ dovrà informarne entro 5 giorni il presidente del Consiglio che potrà apporre il segreto di Stato. Un altro potere nelle mani del sommo monarca italico. A lui lo scettro di qualsiasi decisione. Re Silvio I il nostro condottiero, il nostro liberatore, il nostro Papi(a), il nostro dio, la nostra unica fonte d’informazione, il suo verbo è legge.
Il ddl intercettazioni è quanto di più anti-democratico si potesse immaginare. La Costituzione italiana è calpestata in ogni suo articolo. E’ l’ennesima legge Bulgara che da vigore al regime berlusconiano instauratosi dolcemente in Italia. Vassellinato, delicatamente e inseritosi supinamente nel corpo ormai morente di un’Italia che affonde sempre più nella sua più banale superficialità!